La galoppata dei mutui non si arresta. Nuovi rialzi ad ottobre dei tassi applicati dalle banche ai nuovi mutui per l’acquisto della casa.

L’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana, ha pubblicato il rapporto mensile di novembre che riporta il tasso medio, pari al 2,73%, per le nuove operazioni di acquisto di un immobile, rispetto al 2,26% del mese precedente.

Secondo il Vicedirettore di Abi, Torriero, il ricorso ai tassi fissi per i mutui ha immunizzato i rialzi di questi mesi, proteggendo moltissime famiglie.

L’andamento del mercato immobiliare, secondo gli esperti, sarà sempre più condizionato dall’andamento dei tassi di interesse.

Il repentino innalzamento dei tassi di interesse negli ultimi mesi sembra aver spostato la scelta sui prodotti più convenienti ma anche più rischiosi come il tasso variabile.

L’analisi di Fabi (Federazione autonoma bancari italiani)

Secondo l’analisi fatta da Fabi, i finanziamenti delle banche alle famiglie e alle imprese sono cresciuti in media dello 0,4%, a un ritmo inferiore rispetto alla media dell’ultimo quinquennio e pari all’1,2%. Per i mutui ipotecari, il rallentamento nella crescita è stato più evidente perché, mentre il ritmo di espansione a partire dal 2018 è stato, in media, del 4,6%, nel corso del 2022, i molteplici fattori di incertezza hanno modificato il generale clima di fiducia di tutti i prenditori di prestiti.

  1. Gli interessi sui mutui ipotecari avevano superato il 4% con il costo del denaro all’1,25% e, con il nuovo rialzo al 2% deciso dalla Banca centrale europea, è possibile che si sfori la soglia del 5%. A distanza di quattro mesi dal primo rialzo promosso dalla Bce, e in uno stato di vulnerabilità economica ormai diffusa, la rapidità con cui si sta realizzando il piano record dei tassi dell’Eurotower comincia, dunque, a generare un clima di sfiducia, con forti implicazioni sociali e finanziarie per famiglie e imprese
  2. Il credito alle famiglie nel solo mese di agosto è diminuito complessivamente di 633 milioni, portando lo stock totale da 677,9 miliardi di luglio a 677,3 miliardi. Nel dettaglio, i mutui ipotecari sono diminuiti di ben 298 milioni (-0,1%) da 422,3 miliardi a 422,1 miliardi, mentre il credito al consumo subisce una frenata di 409 milioni (-0,4%) da 114,3 miliardi a 113,8 miliardi. L’unico comparto a non subire una battuta d’arresto è quello degli altri finanziamenti, che aumentano di scarsi 70 milioni (+0,1%) da 141,3 milioni a 141,4 milioni.
  3. La contrazione dei mutui ipotecari e del credito al consumo alle famiglie non rappresenta solo un’inversione di tendenza, ma è un allarme che potrebbe trasformarsi nei prossimi mesi in una piaga finanziaria per le famiglie. E così, mentre i prezzi energetici corrono e l’inflazione sfida ogni previsione, toccando quasi il 12%, per gli italiani la casa di proprietà potrebbe rappresentare sempre più una conquista. I dati di agosto diffusi dalla Bce fotografano l’Italia come un paese con tassi di interesse più alti del livello medio di quelli registrati nella zona euro. Questo vale, pressoché, per tutte le categorie di prestiti, partendo dai mutui ipotecari, passando per il credito al consumo e infine arrivando agli altri finanziamenti erogati alle famiglie.
  4. Per un cittadino italiano che decide di contrarre un finanziamento per acquisto di beni diversi dall’immobile, il prezzo da pagare per le scadenze superiori è ancora più alto. Rispetto a un tasso del 3,32% richiesto alla platea dei cittadini francesi, l’italiano medio paga più del doppio e anche il confronto con Spagna e Germania non mostra affatto condizioni di accesso al credito particolarmente favorevoli

Secondo un sondaggio condotto dalla Bce, le aspettative dei consumatori europei sono pessimistiche per il 2023 riguardo a crescita e a inflazione. Riguardo all’aumento dei prezzi, i cittadini Ue si attendono a 12 mesi un’inflazione in crescita del 5,1% e del 3% solo tra tre anni. In quanto ai mutui, le attese per i prossimi 12 mesi sono per un incremento dei tassi ipotecari del 4,5% (1,2 punti percentuali in più rispetto all’inizio del 2022). Pessimistiche anche le aspettative generali di accesso al credito.

 

 

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