Il nuovo anno ha portato una ventata di cambiamenti nel panorama dei mutui, con un netto calo dei tassi di interesse. Dopo una corsa inarrestabile nel corso del 2023, che ha influenzato significativamente il mercato immobiliare, la tendenza sembra essersi invertita grazie alle prospettive di taglio dei tassi da parte della Banca Centrale Europea (BCE). L’ultima rilevazione della Banca d’Italia conferma che a gennaio i tassi di interesse sui prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, inclusi gli accessori (noti come Tasso Annuale Effettivo Globale, TAEG), si sono attestati al 4,38%, registrando un significativo ribasso rispetto al 4,82% di dicembre.

Mentre i mutui beneficiavano di questa riduzione, i tassi sul credito al consumo hanno invece registrato un aumento. Il TAEG sulle nuove erogazioni ha raggiunto il 10,75%, rispetto al 10,16% del mese precedente.

Dai dati pubblicati su “Banche e moneta” di Via Nazionale emergono anche gli aggiornamenti sui tassi di interesse per i prestiti alle società non finanziarie. Questi si sono attestati al 5,48%, leggermente superiori al 5,45% del mese precedente. Per importi fino a 1 milione di euro, i tassi sono stati del 5,78%, mentre per i prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati al 5,30%. Nel complesso, i tassi passivi sui depositi in essere sono rimasti al 1,00%, in aumento rispetto al 0,96% del mese precedente.

Il rallentamento delle erogazioni, caratterizzato da un mix di aumento dei costi e frenata della domanda, persiste. In gennaio, i prestiti al settore privato sono diminuiti del 2,6% su base annua, confermando il trend degli ultimi mesi. I prestiti alle famiglie sono scesi dell’1,3%, mentre quelli alle società non finanziarie hanno registrato una contrazione del 4,0%. Parallelamente, i depositi del settore privato sono diminuiti del 2,0% su base annua, mentre la raccolta obbligazionaria è cresciuta del 20,7%. Questi dati riflettono il contesto di incertezza economica che continua a influenzare le decisioni finanziarie delle imprese.

 

Qui il link della Banca d’Italia per approfondimenti

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