Il 2023 è stato un anno difficile per le famiglie italiane, segnato da un calo del potere d’acquisto e dall’aumento dei prezzi dei prodotti di consumo confezionati. Secondo i dati di NielsenIQ, i volumi di vendita nel settore della distribuzione sono diminuiti dell’1,7%, mentre i consumatori hanno speso l’8,3% in più per l’acquisto di beni di largo consumo. L’inflazione, che ha raggiunto l’11,3% nel corso dell’anno, ha contribuito a un aumento del prezzo medio del 10,3%, con prodotti di prima necessità come pasta e olio extravergine d’oliva che hanno subito incrementi del 20-30%.

Nonostante il tentativo del governo di contrastare l’inflazione con il “trimestre anti inflazione”, i rincari hanno toccato il loro picco a febbraio con un aumento del 16%, per poi registrare una decelerazione mese dopo mese, chiudendo l’anno con un aumento del 4,4% a dicembre. In risposta a questa situazione, le famiglie italiane hanno adottato strategie di difesa per risparmiare, riducendo la spesa dove possibile e optando per formati più piccoli per evitare gli sprechi.

In un contesto di stipendi fermi da anni, le famiglie hanno dovuto rivedere il loro approccio agli acquisti, privilegiando prodotti di qualità a prezzo inferiore. Ciò si è riflettuto nel cambio di approccio verso il carrello della spesa, con una diminuzione dei marchi industriali a favore dei prodotti con il marchio del distributore, che hanno raggiunto una quota di mercato del 31,5%. Le promozioni hanno registrato una leggera crescita al 23,3%, con le catene della grande distribuzione che hanno lanciato molte campagne di sconti per contrastare la crisi.

Il carrello della spesa nel 2023 ha subito variazioni significative, con alcune categorie in crescita e altre in calo. Le gomme da masticare hanno registrato un aumento del 45%. La vendita di olio di girasole è cresciuta del 17,3%, mentre l’olio di oliva ha subito una flessione del 14%. Le uova hanno registrato un aumento dell’8,3%, diventando un’alternativa economica a carne e pesce. Prodotti salutistici come yogurt greco, frutta secca, alimenti proteici ed integratori hanno registrato volumi in crescita a doppia cifra.

Dall’altro lato, alcune categorie hanno registrato cali significativi. La birra ha subito una flessione del 5,5%, forse legata al ritorno dei consumi fuori casa. Anche la categoria delle bevande zuccherate ha registrato un calo del 5,1%, così come il vino rosso Docg e Doc. Prodotti per la colazione come merendine e caffè macinato hanno subito rispettivamente cali del 6% e del 5,4% .

Foto di Gustavo Fring

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