Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato da Meta (Facebook) e ha confermato la validità del regolamento dell’Agcom sull’equo compenso per editori e autori dei contenuti distribuiti dalle piattaforme digitali. La decisione rappresenta un colpo di scena dopo la sospensione decretata in prima istanza dal Tar del Lazio a seguito del ricorso presentato da Meta a dicembre.

I fatti

La Federazione Italia Editori Giornali (Fieg) ha sostenuto attivamente l’Agcom in questa battaglia legale, contribuendo a consolidare la posizione dell’autorità nel mantenere intatto il proprio regolamento. La controversia ruota attorno alla richiesta di Meta di congelare l’implementazione delle nuove norme in attesa di una pronuncia della Corte di Giustizia del Lussemburgo sulla loro compatibilità con le leggi comunitarie.

Sebbene la Corte di Giustizia del Lussemburgo debba ancora esprimersi sulla questione, il Consiglio di Stato ha stabilito che il regolamento dell’Agcom resta pienamente operativo durante questo periodo di attesa. Ciò significa che l’Agcom ha ora il potere di sollecitare le principali piattaforme web, come Facebook e Google, e gli editori a trovare un accordo sull’entità dell’equo compenso.

I giudici del Consiglio di Stato hanno argomentato che il pagamento di un equo compenso agli editori italiani non rappresenta un danno significativo per le grandi aziende del web, date le loro notevoli risorse economiche. L’eventuale bocciatura del regolamento da parte della Corte di Giustizia del Lussemburgo potrebbe comportare il rimborso del denaro alle piattaforme web, nel rispetto del loro diritto.

È importante notare che, nonostante il negoziato in corso tra l’Agcom e gli editori, le piattaforme digitali conservano la possibilità di presentare ricorso al giudice ordinario se non sono soddisfatte degli esiti della trattativa. In questo contesto di sfide legali e negoziazioni in corso, il panorama normativo in materia di compensi per i contenuti digitali rimane dinamico e soggetto a ulteriori sviluppi nei prossimi mesi.

 

Foto di KATRIN BOLOVTSOVA

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