Per la seconda volta, l’Unione Europea ha subito una battuta d’arresto nel tentativo di approvare la tanto dibattuta “direttiva sui rider”. Le nuove regole puntano a garantire maggiori tutele e contratti migliori per i lavoratori delle piattaforme digitali coinvolte nelle consegne a domicilio. Dopo il fallimento dello scorso dicembre, sembrava che un accordo potesse essere raggiunto, ma durante l’ultima settimana, la proposta è stata respinta nuovamente, lasciando i rider senza le promesse protezioni.

La Commissione europea aveva presentato l’iniziale proposta di direttiva nel dicembre del 2021, con l’intento di migliorare i diritti dei rider e dei driver, i lavoratori delle piattaforme digitali che forniscono servizi di consegna a domicilio e di taxi. La questione principale affrontata dalla direttiva riguardava l’inquadramento contrattuale di questi lavoratori.

Dati attuali

Attualmente, secondo le stime della Commissione, più di 30 milioni di lavoratori delle piattaforme digitali in Europa svolgono il loro lavoro senza un contratto adeguato, e questa cifra è destinata a crescere fino a 43 milioni entro il 2025. Molti di loro, nonostante facciano un lavoro simile a quello di un dipendente, operano sotto la veste di lavoratori freelance.

La proposta originaria prevedeva criteri chiari per determinare se una piattaforma dovesse essere considerata un datore di lavoro. Limiti massimi di remunerazione, supervisione del lavoro attraverso sistemi elettronici, imposizione di orari e turni, l’uso di divise e altre condizioni avrebbero dovuto stabilire questo status. Se una piattaforma adottava almeno due di questi criteri, sarebbe stata considerata automaticamente un datore di lavoro, e i lavoratori avrebbero goduto di diritti come ferie, salario minimo, congedi parentali e contributi per la pensione.

Chi si oppone

Tuttavia, la proposta ha incontrato resistenza da parte di diversi paesi, tra cui Francia, Germania, Estonia e Grecia. Un compromesso successivo, che delegava a ogni Stato la responsabilità di determinare i criteri per imporre l’assunzione alle piattaforme, non è stato sufficiente a superare le obiezioni. La mancanza di un accordo solido rende improbabile che si possa trovare una soluzione prima delle elezioni europee previste a giugno.

L’impasse continua a lasciare i lavoratori delle piattaforme digitali nella incertezza e solleva interrogativi sul futuro dei loro diritti e delle loro condizioni lavorative.

 

Leggi anche: Riforma europea per i lavoratori delle piattaforme digitali: fine ai finti rider autonomi e regole per gli algoritmi

 

As Seen On
I commenti sono chiusi.