Parlamento e Consiglio dell’Unione Europea hanno recentemente raggiunto un accordo su una nuova direttiva che ridefinisce le norme per i lavoratori delle piattaforme digitali, aprendo la strada a una maggiore tutela e trasparenza nei loro rapporti di lavoro. Questa decisione ha l’obiettivo di affrontare la crescente questione posta dalle dinamiche di impiego nelle piattaforme digitali, che coinvolgono circa 5,5 milioni di persone solo in Europa.

L’accordo rappresenta una svolta significativa, e determina la fine della categoria dei “finti rider autonomi”. Il testo della nuova direttiva infatti introduce la presunzione di lavoro dipendente e cerca di correggere la distorsione che ha classificato negli ultimi anni molti di questi lavoratori come liberi professionisti. Questa mossa è una risposta alle stime secondo cui quasi un sesto dei lavoratori delle piattaforme digitali sono attualmente considerati autonomi, cioè privati dei diritti fondamentali come il salario minimo, le ferie pagate, i contributi previdenziali e l’assistenza sanitaria.

La Direttiva nel dettaglio

La nuova direttiva stabilisce che un lavoratore non può più essere considerato autonomo se si verificano almeno due dei cinque indicatori specifici. Tra questi, la presenza di un limite massimo ai guadagni, la supervisione delle prestazioni tramite algoritmi, il controllo sulla distribuzione dei compiti, la gestione delle condizioni di lavoro e delle restrizioni sull’organizzazione dell’orario lavorativo, e infine, restrizioni sulla libertà organizzativa e sul comportamento.

Una delle innovazioni più rilevanti è l’introduzione della regolamentazione dell’uso degli algoritmi. Attualmente, i lavoratori delle piattaforme digitali non hanno accesso alle informazioni sugli algoritmi che influenzano le decisioni di assegnazione dei compiti e delle loro condizioni lavorative. Con le nuove norme, le piattaforme sono obbligate a fornire trasparenza su come gli algoritmi vengono impiegati e su come influenzano l’organizzazione del lavoro. Inoltre, la decisione di porre fine alla collaborazione di un lavoratore non può più essere interamente affidata a programmi informatici.

Tuttavia, nonostante i benefici per i lavoratori, potrebbero verificarsi aumenti dei costi per gli utenti che utilizzano le piattaforme digitali. Le nuove regole potrebbero comportare costi aggiuntivi stimati tra i 4,5 e i 5 miliardi di euro all’anno per l’industria delle consegne a domicilio tramite piattaforma. Bruxelles, d’altro canto, stima che ciò possa portare a un aumento significativo delle entrate previdenziali, nell’ordine di 1,6 – 4 miliardi di euro all’anno per i paesi membri.

Le reazioni alla direttiva

Aida Ponce Del Castillo, ricercatrice presso il centro-studi sindacale Etui, commenta positivamente l’accordo, sottolineando che rappresenta un passo avanti cruciale nella direzione giusta. La direttiva non solo introduce trasparenza e chiarezza sullo status dei lavoratori, ma sposta anche l’attenzione dall’individuo all’impresa. Tuttavia, resta da vedere come questa direttiva verrà implementata a livello nazionale e se manterrà la sua efficacia nel tempo.

Foto di Norma Mortenson

As Seen On
I commenti sono chiusi.