Il veliero Goletta Verde di Legambiente ha finito il suo viaggio 2011 lungo le coste italiane, 40 sono state le tappe ed è stato eseguito il monitoraggio dell’inquinamento microbiologico dei punti critici delle acque italiane causato dall’assenza di depurazione per ben 18 milioni di cittadini a ormai 35 anni dall’approvazione della legge Merli, la prima sul trattamento delle acque reflue. Sono stati riscontrati  146 i punti critici disseminati lungo il territorio nazionale, praticamente uno ogni 51 km di costa, l’80 per cento dei quali è risultato fortemente inquinato. Sotto i riflettori, ancora una volta, l’emergenza foci: 112 sono infatti quelle risultate off limits. La regione più inquinata è la Calabria, seguita da Campania e Sicilia che si confermano ancora una volta le tre regioni più afflitte dal problema dell’inquinamento microbiologico, principalmente causato da un inesistente o inadeguato sistema di depurazione.
Queste tre regioni, nonostante l’indiscutibile bellezza dei loro litorali, si distinguono a livello nazionale per presenza di scarichi illegali o impianti non a norma o mal gestiti. Le regioni dal mare più cristallino sono risultate invece la Sardegna, Toscana e Puglia. Il monitoraggio conferma il preoccupante quadro che emerge dalla procedura d’infrazione europea nei confronti dell’Italia per il mancato rispetto della normativa comunitaria sulla depurazione degli scarichi fognari. Il maggior numero di Comuni italiani con oltre 15 mila abitanti che non si sono adeguati entro il 31 dicembre 2000 alla direttiva europea 1991/271/CE sul trattamento delle acque reflue urbane si trovano proprio in queste 3 regioni, dove si contano ben 134 comuni medio grandi senza depuratore sul totale dei 168 rilevati dalla Commissione europea in tutta Italia (sono 90 in Sicilia, 22 in Calabria e Campania).
Poi c’è il triste capitolo della libertà di cementificare le coste. Secondo Legambiente, nel nostro paese, sono infatti ben 3.495 le infrazioni per abusivismo edilizio sul demanio accertate dalle forze dell’ordine solo nel 2010.  Anche in questa poco onorevole classifica il podio è occupato da Sicilia (682 infrazioni), Calabria (665) e Campania (508), che rappresentano insieme il 53% del totale nazionale dei reati sul cemento illegale.  Ma il cemento non ha confini regionali; nel Centro e al Nord prende le vie legali della speculazione edilizia, delle mega opere portuali e della bolla affaristica delle seconde e terze case. Il Veneto, con progetti di nuove darsene, porti turistici e urbanizzazioni sulla costa, il Friuli Venezia Giulia, con l’espansione urbanistica che riguarda la città di Grado (Gorizia), ma anche le Marche e l’Emilia Romagna, con la cementificazione costiera passata e recente, o il Lazio, con il nuovo porto a Fiumicino.
Accanto a inquinamento da scarichi non depurati e cemento legale e illegale, i tradizionali nemici del mare italiano, la minaccia più recente è costituita proprio dalle nuove trivellazioni proposte dalle società petrolifere. Il mare italiano è vittima di un vero e proprio assedio: sono 25 i permessi di ricerca già rilasciati al 31 maggio 2011 al fine di estrarre idrocarburi dai fondali marini, per un totale di quasi 12mila kmq a mare. Ben 12 permessi riguardano il canale di Sicilia, 7 l’Adriatico settentrionale, 3 il mare tra Marche e Abruzzo, 2 in Puglia e 1 in Sardegna. Se ai permessi rilasciati, sommiamo anche le aree per cui sono state avanzate richieste per attività di ricerca petrolifera.
Si devono aprire nuovi cantieri per realizzare i depuratori per quel 30 per cento di cittadini che ne è ancora sprovvisto, per migliorare un sistema fognario inadeguato a fronteggiare i picchi turistici estivi, per abbattere gli ecomostri di cemento che deturpano le coste.
Nel capitolo positivo delle rilevazioni di Goletta Verde ci sono le tre regioni ‘regine’ del mare pulito: Sardegna, Toscana e Puglia. La Sardegna si conferma la regione con le coste migliori. Seguita da Toscana e la Puglia.
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