Alcuni scrittori e registi definiti “visionari” hanno adottato un atteggiamento particolare, quasi perverso, morboso, nei confronti della tecnologia. Basti pensare a tutto ciò che rimanda al filone della fantascienza, dove spesso le invenzioni più innovative rappresentavano delle vere e proprie estensioni del corpo umano.

Dall’Università dell’Aquila arriva una notizia che, sebbene non veicoli informazioni tragiche, fa quantomeno riflettere su un oggetto che da lusso si è trasformato rapidamente in bene di prima necessità: il telefonino. Dal Dipartimento di Scienze della Salute dell’ateneo aquilano, infatti, emerge che breve esposizioni ai campi elettromagnetici attivati da un telefonino Gsm possono influenzare i processi metabolici cerebrali. E inoltre gli effetti sulle aree del cervello connesse con funzioni cognitive superiori, quali pensiero creativo, “decision making” e attenzione, persistono nei minuti successivi allo spegnimento del cellulare, protraendosi quindi oltre il momento in cui il telefonino viene utilizzato.

Sebbene non si siano verificati commistioni fra corpo e tecnologia stile “Videodrome” del regista canadese Cronenberg, è innegabile che l’influenza giocata dai ritrovati della tecnologia è anche fisica, oltre che legata alle abitudini e ai comportamenti sociali.

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