Sempre più di frequente, celebrità e influencer vari esaltano i benefici dell’eliminare il glutine dalla loro alimentazione. Ma quanto c’è di vero? Ben poco, da quanto emerge da uno studio congiunto delle Università di Reading e Sheffield, che hanno studiato gli effetti della proteina su 28 persone non celiache e senza alcuna sensibilità al glutine.
Tra i consumatori di prodotti gluten free, infatti, il 44% non è celiaco e il 65% crede sia più sano – ciò ha portato il giro d’affari dagli 1,7 miliardi di dollari del 2011 ai 3,5 miliardi del 2016 e ai 4,7 miliardi previsti nel 2020; se da un lato l’attenzione a questa tipologia di prodotti ha avvantaggiato chi soffre di celiachia, visto il fiorire di offerte senza glutine non così comuni fino a non troppo tempo fa, d’altro canto si corre il rischio, da una parte della popolazione, di vedere questa seria patologia derubricata a semplice moda. E se un’alimentazione priva di glutine è vitale per i soggetti intolleranti, non si hanno evidenze che essa giovi a individui sani – ed è su questo che i ricercatori britannici hanno indagato.
I partecipanti, tutti maggiorenni, sono stati suddivisi in due gruppi ed è stato chiesto loro di compilare una scheda con la loro situazione di salute gastrointestinale, specificando la frequenza e l’intensità di dolori addominali, indigestioni e reflussi; in seguito, si sono tutti sottoposti ad una dieta gluten free per le due settimane precedenti all’inizio del test vero e proprio
Il test prevedeva, poi, di mantenere la dieta iniziata e di aggiungere ai propri pasti, due volte al giorno, il contenuto di alcuni sacchetti, glutine nel caso del primo gruppo, una miscela senza glutine di controllo per il secondo; al termine di questo periodo, infine, è stata richiesta la compilazione di una seconda scheda sul proprio stato gastrointestinale.
Benché lo studio fosse estremamente circoscritto (28 individui) e limitato nel tempo (un mese), i risultati hanno evidenziato come una dieta senza glutine non apporti particolari benefici all’organismo e anzi, si corra il rischio di consumare cibi ultra-processati che potrebbero influire negativamente (si è recentemente dimostrata la correlazione tra cibo processato e aumento di peso) e causare squilibri al microbiota intestinale.

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