Giornate intense per i turisti in arrivo e in partenza dall’aeroporto di Fiumicino, uno degli scali più importanti d’Europa e allo stesso tempo uno dei più inefficienti, almeno per ciò che riguarda i servizi offerti e, a conferma di quanto denunciato, basta analizzare con attenzione la giornata di ieri, 19 novembre che sicuramente rimarrà impressa nella mente di molti pendolari e turisti in transito.
Scene di ordinaria follia, questo potrebbe essere il titolo per un libro dedicato al trasporto pubblico della Capitale, una sorta di diario in cui raccogliere le straordinarie e avvincenti disavventure dei cittadini alle prese con ritardi, guasti e blocchi continui che rischiano di rovinare la giornata a milioni di utenti, così come è successo ieri quando, a seguito del furto di rame, i collegamenti verso l’aeroporto sono stati completamente interrotti.  
“Chi rimborserà i cittadini che hanno perso l’aereo o i pendolari che hanno dovuto prendere le ore di permesso dal lavoro a causa del ritardo? – la domanda lecita del Presidente Nazionale dell’U.Di.Con., Denis Nesci attende una risposta dalle aziende incaricate di garantire un servizio dignitoso ai cittadini che ieri si è dimostrato del tutto inappropriato – Purtroppo le navette messe a disposizione non potevano farsi carico di un afflusso tanto elevato di utenti diretti ad un aeroporto internazionale come quello di Fiumicino, in questo caso quindi la colpa è imputabile alle Ferrovie che non sono state in grado di sopperire al disagio; inoltre – aggiunge il Presidente Nesci – la vicenda fa emergere un secondo problema, ossia quello relativo al furto di rame, una pratica sempre più comune che, in più di un’occasione ha mandato in tilt il trasporto pubblico romano e, per questo secondo dilemma è necessario un maggior controllo da parte delle vigilanza, nonché un inasprimento delle pene per chi commette tale reato”.
Il commercio di rame si sta diffondendo in tutto il territorio nazionale, grazie ai profitti che si riescono ad ottenere dal riciclaggio illecito, pertanto l’Unione per la difesa dei consumatori invita le Istituzioni non solo ad effettuare dei controlli a tappeto su tutte le aziende che operano nel settore, ma anche a rivedere la normativa in materia affinché si possa finalmente mettere un freno ad un business internazionale che porta dei benefici anche a grandi Paesi, primo fra tutti il colosso cinese.
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