Nel quadro della società di consumatori, quali inevitabilmente noi siamo, emerge una nuova dimensione, tra luci ed ombre. Lo rilevano le analisi sociologiche ed i dati statistici. Si tratta della tipologia dell’attuale consumatore che ridisegna una nuova filosofia delle relazioni interpersonali.
Sullo sfondo di tale realtà i “centri commerciali” (nati in America negli anni Cinquanta) e gli “outlet” (paradisi delle griff).
La loro struttura si è evoluta nel tempo trasformandoli in villaggi globali, la cui architettura ripropone un insieme di case (i negozi), i luoghi di ristoro, i bar, i parco-giochi, i punti d’incontro ampi e corredati di panchine.
Si tratta di stabilire nuovi confini geografici?
Conseguenza di impatto sociale è che la vita di relazione degli individui si è spostata dai centri abitati alle megastrutture commerciali.
Anticamente per i Greci l’agorá era la piazza in cui si teneva l’assemblea dei cittadini e nasceva la discussione politica o su tematiche di interesse culturale e quotidiano.
Proprio la piazza dei paesi ha ereditato tale funzione che, ancor oggi, sopravvive nei piccoli centri abitati. Ma, laddove sorgono grossi parchi commerciali questi diventano il luogo d’incontro e di scambi relazionali soprattutto per i giovani.
Dove sono finiti gli spazi pubblici?
I nuovi spazi del consumo costituiscono un ibrido di offerte, ma anche il luogo di acquisto di esperienze diventate merce.
Se un terzo dei fruitori del centro commerciale non opta per le compere, è pur vero che martellato dal potere persuasivo della pubblicità e delle offerte diviene consumatore.
Si innesca, così, un nuovo processo culturale e psicologico che produce occasioni per attivare comunicazione, ma al tempo stesso tende la trappola che rende l’individuo eterodiretto, cioè guidato dalla forza esterna del consumo.
Il ritratto del nuovo consumatore, rappresentante della società dell’avere che rende necessari bisogni effimeri, è una sfaccettatura del mondo globalizzato. I suoi spazi commercializzati si affiancano alla realtà virtuale, figlia di Internet, diversa dimensione della socialità e dell’acquisto spersonalizzato. Ma…questo è un altro “scatto fotografico”.

                                                               Dott.ssa  Maria Antonia Naso

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