Continua la querelle sulla vicenda della fatturazione a 28 giorni da parte degli operatori telefonici, la saga si arricchisce di un nuovo capitolo. Le compagnie telefoniche avevano cambiato il metodo di fatturazione, considerando sufficienti quattro settimane anziché un mese. Differenza ,all’apparenza minima, ma considerevole per il portafogli dei consumatori. Era scoppiata una bufera, con moltissimi reclami, che aveva portato all’intervento dell’AGCOM, che vietava la fatturazione a 28 giorni e sanzionava gli operatori. Vodafone aveva immediatamente fatto ricorso contro la decisione del Garante. Il 2 novembre, il Tar del Lazio ha respinto la richiesta dell’operatore telefonico e confermato il rimborso, entro la fine di questo anno, nei confronti di quei clienti che si erano visti addebitare cifre illegittime. Il Tar ha stabilito che il calcolo dei rimborsi sarebbe avvenuto sottraendo dall’importo pagato, ciò che l’utente avrebbe dovuto pagare. Il periodo incriminato va dal 23 giugno 2017 fino al riutilizzo della fatturazione mensile, come di consueto, da parte degli operatori telefonici. L’Authority aveva, infatti, invitato subito le compagnie a riprendere la fatturazione mensile e si era dichiarata salda nella sua posizione, esigendo che i rimborsi fossero erogati entro il 31 dicembre. Gli operatori incriminati sono Tim, Wind 3, Vodafone e Fastweb. Oggi si apprende che due di questi operatori, Tim e Vodafone, proprio non ci stanno e vogliono continuare la loro battaglia, decidendo di impugnare la decisione del Tar e ricorrere al Consiglio di Stato, chiedendone la sospensione.

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