È comune a tutti che l’Italia risulta essere in Europa, dal punto di vista enogastronomico, il Paese con il maggior numero di prodotti alimentari “tipici”. Ma com’è possibile che capita spesso ai consumatori italiani, francesi o americani di trovarsi in difficoltà a scegliere tra più prodotti che all’apparenza sembrano simili? Eppure le differenze sono tante!
Lo scopo del mercato “locale-nazionale-artigianale”, che si differenzia dal mercato globale standardizzato e industriale, è quello di mantenere viva le tradizioni del popolo, per tramandare la memoria delle proprie radici culturali e di un’entità legata al territorio. Ed è proprio la consapevolezza della ricchezza delle tradizioni e del patrimonio culinario che ogni regione, nella sua unicità e inimitabilità possiede, a spingere i consumatori a richiedere sempre più i prodotti tipici con le loro garanzie, in quanto essi sono ottenuti con tecnologie artigianali radicate nel tempo, difficilmente riproducibili altrove e con materie prime caratteristiche e locali. Nonostante tutto, però, capita spesso al consumatore di imbattersi e portare sulla sua tavola solo un’imitazione di quello che cercava, ingannato dal prezzo, dall’aspetto e dal nome del prodotto: Parmigiano o “Parmesan”? Pecorino romano o “Romano”?  
E’ facile produrre industrialmente in America, in Cina o altrove, gli ottimi alimenti con i nomi che tradizionalmente li accompagnano. Ma cos’hanno di Italiano? Solo il nome! Sicuramente non la qualità, le caratteristiche intrinseche dettate dal processo produttivo e gli ingredienti scelti .
Il “Made in Italy”, in questo mercato aperto e spietato, deve scalpitare tra una miriade di prodotti non originali, per farsi riconoscere, affidandosi al buon senso del consumatore attento che legge l’etichetta prima di acquistare un “clone” imperfetto, originato da materie prime dubbie e da una filiera produttiva che non segue le fasi di lavorazione tramandate nel tempo.
In uno scenario economico-comunitario caratterizzato dalla competitività tra le aziende, dettato dall’attuale concetto di globalizzazione, i prodotti agroalimentari di qualità rappresentano per l’Italia una necessità, prima ancora che un’opportunità, non solo per valorizzare le produzioni dalle caratteristiche peculiari, ma soprattutto per proteggerle dalle molte falsificazioni, brutte copie del “Made in Italy”.
Le aziende alimentari italiane, sono specializzate nella produzione di  alimenti di alta qualità, punta alla produzione di prodotti di nicchia, che non perdano il loro valore diventando di massa e che si identificano con il nuovo tipo di consumatore, più sensibile verso alimenti che si contraddistinguono dai prodotti “industriali”. In effetti, nonostante la creazione dell’Europa della moneta unica, sono sempre più ricercati fattori diversi dal prezzo, quali per esempio il binomio garanzia di qualità-sicurezza alimentare. I consumatori sono disposti a pagare di più per i prodotti alimentari che rispecchiano le loro aspettative e che si differenziano, in maniera significativa, da quelli della concorrenza.
Queste nuove pretese dei consumatori possono essere per il mercato italiano una marcia in più per emergere nel complesso spazio economico in cui è collocato. Infatti, l’attivazione del mercato locale, si ripercuote sull’economia nazionale, specie se si lavora in sinergia, per fare in modo che la tradizione e la cultura culinaria penetri sui mercati al di fuori del bacino territoriale di produzione.

                                                                        Dott.ssa  Alessia Naso

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