Soddisfazione è stata espressa da consumatori e agricoltori per l’entrata in vigore dell’obbligo di indicazione di origine nell’etichetta dell’olio di oliva vergine ed extravergine. Un provvedimento importante che risponde all’esigenze dei consumatori di maggiori garanzie”. Secondo il 96% degli italiani l’indicazione di origine in etichetta è un elemento fondamentale ai fini della sicurezza alimentare.
Da oggi “l’olio d’oliva “made in Italy” – afferma la Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) – è più tutelato dalle falsificazioni e dalle sofisticazioni. Ora, però, occorre impegnarsi a livello europeo per difendere il provvedimento, poiché è stato giudicato dalla Commissione Ue in contrasto con il regime della concorrenza”. “Si tratta -prosegue la Cia – di un provvedimento importante, attraverso il quale si impedisce di ingannare i consumatori vendendo come italiano un olio ricavato, invece, da miscugli diversi e soprattutto da olive provenienti da altri Paesi, come Grecia, Tunisia e Spagna. Un fenomeno, questo, molto diffuso e che ogni anno provoca al nostro settore olivicolo un danno superiore ai 650 milioni di euro”.
“Occorre attivare i controlli negli stabilimenti – dichiara Coldiretti- per assicurare che tutti gli oli etichettati, d’ora in poi, rispettino le condizioni fissate dal Decreto che prevede che sulle confezioni di vergine ed extravergine siano indicati obbligatoriamente lo Stato nel quale le olive sono state raccolte e dove si trova il frantoio in cui è stato estratto l’olio, mentre se le olive sono state prodotte in più paesi, questi andranno tutti indicati in ordine di quantità decrescente, con la possibilità di multe fino a 9.500 euro per i trasgressori di ogni singola violazione”.”Se l’extravergine in vendita nei prossimi giorni – precisa Coldiretti non riporterà indicazioni come “olive raccolte in Italia”, “da olive coltivate in Italia”, “da olive prodotte in Italia” o “100% olive italiane”, significa che si tratta di olio straniero o ottenuto da miscugli di olive con origine anche diversa da quella nazionale. L’assenza di indicazioni sull’origine delle olive può invece significare due cose: o il mancato rispetto della legge o il fatto che si tratta di olio imbottigliato prima del 17 gennaio per il quale il decreto concede la possibilità di 18 mesi di tempo per la commercializzazione.
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