L’Organizzazione mondiale del commercio ha stimato in 600 miliardi di dollari l’anno il danno provocato dal fenomeno della contraffazione (circa il 6% dell’intero commercio mondiale). Lo sviluppo dell’e-commerce, in virtù delle sue caratteristiche intrinseche che favoriscono la dislocazione delle merci e dei servizi, ha contribuito notevolmente al configurarsi di questo dato. I paesi maggiormente responsabili dell’acuirsi del problema sono: la Cina, per quanto concerne i prodotti che violano i diritti di proprietà intellettuale; la Turchia, per quanto attiene alle merci rientranti nell’ambito della cosmesi; e l’India, la quale esporta prodotti farmaceutici contraffatti. L’Italia è uno dei paesi che subisce in misura maggiore gli effetti del fenomeno: secondo i dati forniti dal Ministero dello Sviluppo Economico, il fatturato illecito derivante dalla contraffazione raggiunge i 6,5 miliardi di euro, producendo un danno erariale di circa 5 miliardi di euro e una mancata collocazione di circa 105000 posti di lavoro. Coloro che sono maggiormente attratti dai prodotti non originali risultano essere i giovani: si calcola che il 74,6 % di loro acquista regolarmente merci contraffatte, in particolar modo capi d’abbigliamento, cd, dvd e accessori. Va osservato che il made in Italy patisce un forte danno non solo dalla contraffazione tout court, ma anche dal fenomeno sempre più dirompente del cosiddetto “italian sounding”, ossia la commercializzazione di prodotti e di marchi che “suonano” come italiani, ma che tali non sono.

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Arginare il fenomeno della contraffazione non è semplice, anche perché l’insieme delle norme che dovrebbe contrastarlo risulta piuttosto obsoleto (basti pensare che si fonda sul Codice Rocco, risalente addirittura agli anni Trenta) e di conseguenza poco efficace nei confronti di un sistema che, in maniera camaleontica, sa adeguarsi praticamente in tempo reale ai cambiamenti. La controprova di ciò sta nel fatto che a fronte delle numerosissime denunce di illeciti effettuate dalle forze dell’ordine solo una piccola parte di queste giunge a sentenza. Occorre, perciò, una revisione dell’ordinamento con l’inserimento di nuove figure di reato affinché si possa svolgere una lotta alla contraffazione più serrata. In questa prospettiva è allo studio la definizione del “reato di contraffazione sistematica ed organizzata” che aiuterebbe a contrastare in maniera più efficace quei reati in cui si accerta la presenza della criminalità organizzata. Infine è stato proposto un rafforzamento del coordinamento delle forze di polizia nell’azione di contrasto al fenomeno.

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