I dati pubblicati ieri dall’Istat, sulle retribuzioni contrattuali e prezzi al consumo, mostrano che,  mentre il costo della vita aumenta, gli stipendi dei lavoratori italiani sono fermi: le retribuzioni di luglio sono infatti inalterate rispetto al mese precedente, registrando un aumento annuale dell’1,5% rispetto al mese di luglio 2011 a fronte, però, di un tasso di inflazione annuo pari al 3,1%. Gli studi dell’Istituto nazionale di statistica rivelano inoltre che, particolarmente colpite dall’aumento dei prezzi sono le famiglie a reddito fisso per le quali si registra un record della forbice tra l’aumento delle retribuzioni e il livello di inflazione.
La crisi, l’aumento di tasse e prezzi al consumo soffocano i redditi delle famiglie ed intaccano il loro potere d’acquisto che, dal 2008 ad oggi, ha registrato una caduta di oltre l’11,8%.
Ai dati diffusi dall’Istat si aggiungono quelli ancora più allarmanti dell’Eurispes, istituto di studi politici, economici e sociali, secondo i quali sono numerose le famiglie, in varie città d’Italia, che non hanno entrate sufficienti per sostenere le spese necessarie a condurre una vita dignitosa. Ad un’attenta analisi si riscontra, infatti, che solo un terzo delle famiglie italiane riesce ad arrivare con tranquillità alla fine del mese mentre un cittadino su quattro ricorre a diversi mezzi, di finanziamento o guadagno, che integrano il reddito familiare, quali ad esempio, credito al consumo e secondo lavoro, al fine di soddisfare i normali bisogni primari. 
Il credito al consumo, che ricordiamo è una forma di finanziamento che può essere concesso solo da banche ed intermediari iscritti negli appositi registri, consiste principalmente nell’utilizzo di carte di credito, l’effettuazione di pagamenti posticipati o rateizzati e la cessione del quinto dello stipendio in cambio di un prestito.  Per quanto riguarda invece il doppio lavoro, di solito in “nero”, il discorso sembra essere molto più complesso e, ovviamente, totalmente fuori dal controllo dello Stato e delle relative analisi sugli indicatori che riguardano il mondo del lavoro. Le attività professionali parallele, svolte in maniera non ufficiale e sempre più numerose, fungono, secondo il parere degli esperti dell’Eurispes, da camera di decompressione per numerosi soggetti produttivi che non vogliono o non possono usufruire dei diversi servizi di finanziamento al consumo o che giudicano tali finanziamenti, purtroppo, non più sufficienti.  
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