L’ultima indagine congiunturale dell’Istat sul clima di fiducia dei consumatori purtroppo non lascia spazio all’ottimismo. 
I dati diffusi dall’Istituto di statistica mostrano infatti che, nel mese di giugno, l’indice è sceso da 86,5 a 85,3. Si tratta del dato più basso dall’inizio della serie storica (1996), un nuovo triste record causato dagli effetti negativi della crisi economica. 
L’analisi sulle opinioni ed aspettative dei consumatori viene svolta mensilmente sulla base di uno schema metodologico armonizzato a livello europeo. La rilevazione dei dati avviene attraverso interviste telefoniche effettuate nei primi 10 giorni lavorativi del mese di riferimento, con la tecnica cosiddetta “Cati” (Computer Assisted Telephone Interview). Il questionario telefonico viene sottoposto ad un campione di circa 2000 persone, individuate in modo casuale tra abbonati dell’elenco e consumatori, rappresentanti la totalità della popolazione italiana adulta diffusa su tutto il territorio. Le domande, che compongono l’indagine telefonica, sono relative ad alcune informazioni strutturali e reddituali della famiglia, a cui se ne aggiungono altre sulla situazione economica e quella personale del consumatore intervistato. Nel dettaglio i quesiti si riferiscono a: giudizi e previsioni sulla situazione economica dell’Italia, previsioni sulla disoccupazione, giudizi e previsioni sulla situazione economica della famiglia, convenienza attuale e possibilità future del risparmio, convenienza all’acquisto di beni durevoli, giudizi sul bilancio familiare ecc. Le domande del questionario prevedono un elenco di risposte predeterminate: molto alto, alto, stazionario, basso, molto basso, permettendo cosi agli analisti di raccogliere le informazioni e valutare l’ottimismo/pessimismo dei consumatori italiani.
Questo mese, i dati diffusi dall’Istat hanno fotografato una situazione scoraggiante con, salvo qualche eccezione, un generale peggioramento dei sottoindici sui singoli capitoli del sondaggio.
Il clima economico generale scende in misura marcata (da 64,2 a 59,7), mentre il clima personale, complice la scarsa capacità di acquisto e l’alto livello di disoccupazione, segna una nuova diminuzione (da 95,2 a 94,8). Risultano inoltre in calo sia l’indicatore riferito al clima futuro (da 75,7 a 72,9), sia, seppur in misura minore, quello relativo alla situazione corrente (da 96,4 a 95,5).
Per quanto riguarda i giudizi e le aspettative sulla situazione economica dell’Italia, anche in questo caso, i dati riportati sono in peggioramento: il saldo dei primi scende leggermente (da -140 a -141), mentre quello relativo alle aspettative registra un calo marcato (da -81 a -92). Aumenta invece il saldo relativo alle attese sulla disoccupazione (da 114 a 121).
Analizzando i giudizi sull’evoluzione recente dei prezzi al consumo si nota che il saldo è in calo (da 87 a 80) e le valutazioni prospettiche sull’evoluzione nei prossimi dodici mesi, segnalano un’attenuazione della dinamica inflazionistica (il saldo diminuisce da 44 a 34).
A livello territoriale il clima di fiducia migliora lievemente nelle regioni centrali e diminuisce nel resto del Paese.
I dati sulla fiducia dei consumatori pubblicati dall’Istat, purtroppo non sorprendono, però destano grande preoccupazione per il futuro.  
Aspettative così negative sono il risultato non solo della lunga recessione, ma anche di un’eccessiva pressione fiscale, che ha compresso i consumi, e dell’assenza di un piano concreto dell’attuale governo per tornare a far crescere l’economia dell’Italia e,  di conseguenza, posti di lavoro e consumi.
Per contrastare il generale senso di sfiducia dei consumatori, che rischia di crescere alimentato dall’attuale incertezza del mercato economico e dalla instabilità dell’Euro, è necessario reagire con decisioni rapide ed efficaci prima che sia troppo tardi. 
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