Molti italiani se ne accorgeranno soltanto il prossimo mese quando a casa arriverà la bolletta per l’energia elettrica, ma forse la maggior parte lo avrà già letto: dal 1° maggio è scattato il secondo aumento delle tariffe elettriche. L’Autorità per l’energia ha approvato l’adeguamento della componente tariffaria a copertura dei costi per gli incentivi diretti alle fonti rinnovabili ed assimilate per tutte le categorie di utenti.
Da maggio, il prezzo di riferimento dell’energia elettrica sarà di 19,09 centesimi di euro per kilowattora, tasse incluse che, nel caso di una famiglia tipo comporterebbero una spesa di 515 euro annui.
Il rincaro del 4,3% si concretizzerebbe quindi con l’aumento di 21,44 euro su base annua, una vera stangata alla luce degli aumenti che si abbattono ogni giorno sui consumatori arrivati ormai con l’acqua alla gola.
Fino a poco tempo fa risparmiare era possibile, grazie all’introduzione dal 2010 della tariffa bioraria dell’energia elettrica, un’ottima soluzione per poter concentrare i consumi di elettricità nelle ore serali (dalle 19 in poi), pagando molto meno rispetto al consumo nella fascia diurna. Ora, proprio per favorire le energie rinnovabili, la tariffa bioraria ha perso ogni effetto, perché è presto detto: l’energia che giunge nelle nostre case ha una provenienza mista (arriva dalle centrali elettriche, ma anche da pannelli solari e pale eoliche). Le fonti pulite, nelle ore del giorno in cui vanno a pieno regime, hanno la precedenza sulle altre, e così riducono l’attivazione delle centrali tradizionali, che entrano in azione solo in orari periferici. Ne deriva una guerra dei prezzi, in cui i produttori di energia tradizionale cercano di rifarsi dei mancati guadagni diurni alzando le tariffe di sera.
Bisognerà trovare altre soluzioni in quanto, riducendo il risparmio all’1% nelle fasce notturne e aumentando complessivamente il costo della bolletta, la spesa familiare potrebbe non quadrare alla fine dell’anno neanche per i più esperti.
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