“Mi scusi signorina sono invalido, posso passare avanti?”. Risposta del dipendente allo sportello: “la facoltà di evitare la fila allo sportello sarebbe a discrezione delle altre persone prima di lei”. Questa conversazione non è tratta da un film e tantomeno da un libro, è la triste realtà di tutti i giorni che vivono a loro spese i disabili che si recano agli sportelli degli uffici postali.
“La vicenda denunciata da una cittadina romana alla nostra associazione purtroppo non è caso isolato a livello periferico, ma la prassi seguita dalla società delle Poste Italiane S.p.a – afferma il Presidente Nazionale dell’U.Di.Con., Denis Nesci – la conferma ci è arrivata dalla stessa azienda la quale, di fronte alla richiesta di informazioni ha fornito dettagliate spiegazioni sulla mancanza di una normativa vigente in materia, che è a dir poco sconcertante”.
Secondo quanto appreso dalla società, l’accesso prioritario agli sportelli delle persone diversamente abili non è regolamentato, in quanto deve necessariamente tener conto del consenso degli altri clienti. 
La risposta delle Poste però, da una prima verifica non sembrerebbe rispettare le disposizioni previste  dall’art.2 comma 1, del  DPCM del 30 gennaio 1996, inerente la Carta della qualità del servizio pubblico postale, secondo il quale “l’Ente Poste Italiane (EPI) promuove a favore dei portatori di handicap, degli anziani e dei clienti in condizioni particolari, facilità di accesso e rapporto diretto agli sportelli”.
“È ora di abbattere tutte le barriere architettoniche che impediscono ai disabili di condurre una vita normale – aggiunge il Presidente Nesci –  è per questo che andremo avanti in questa battaglia per ottenere finalmente il riconoscimento, non solo della priorità per i disabili che attestano la loro condizione con il cartellino, ma anche la creazione di appositi sportelli per facilitare le pratiche, garantendo un servizio equo a tutti i cittadini senza alcuna distinzione”.

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