Negli ultimi 10 anni le tariffe dei servizi pubblici sono cresciuti più dell’inflazione. Nei primi mesi del 2011 molti comuni hanno già ritoccato le tariffe in settori molto importanti, incrementando le entrate tributarie nelle casse comunali. Gli incassi maggiori si sono registrati soprattutto grazie agli aggiustamenti apportati alla Tarsu (aumentati del 15,8%), la tassa sul servizio rifiuti che varia da regione a regione. Il servizio, secondo un recente rapporto, costerebbe di più al Sud, dove funziona peggio e meno al Nord, dove in media i risultati sono migliori: nel Mezzogiorno, considerando un appartamento di 80 metri quadri con tre occupanti, si spenderebbero intorno ai 210 euro l’anno, nelle isole si sale a 230. Al Nord Est si scende a 192 euro, al Nord Ovest a 184 per arrivare al Centro dove la spesa annua si aggira intorno ai 182 euro.
Altra voce che ha subito degli aumenti è quella sull’acqua, che negli ultimi 10 anni ha subito un incremento del 55%. Le differenze di prezzo, in questo caso, hanno una loro giustificazione territoriale visto che portare l’acqua nelle case in pianura non è la stessa cosa che in montagna. Ipotizzando un consumo di 200 metri cubi d’acqua l’anno, la spesa annuale in Toscana arriva a costare 462 euro, mentre le regioni più economiche sembrano essere il Molise (109 euro) e la Lombardia (104 euro).
Per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, infine, rispetto a pochi mesi fa il prezzo del biglietto dell’autobus è aumentato di parecchio, tra ottobre 2010 e marzo 2011 del 25% a Genova, 20% a Bologna, Brescia e Parma fino al 33% a Lodi. Nei prossimi mesi si prevedono nuovi ritocchi in Lombardia in cui ci sarà un rialzo del 10% a partire dal primo maggio, così come in Piemonte dove si prospetta un aumento del 20%.
Il dilemma che attanaglia i consumatori rimane uno: le maggiori spese si tradurranno in un miglioramento della qualità dei servizi?

As Seen On
I commenti sono chiusi.