Il ministro della Salute Ferruccio Fazio il 20 gennaio 2011 ha presentato in Senato un documento sulla vicenda della diossina e sul sistema dei controlli. Dal testo emerge che il nostro Paese è stato solo sfiorato dal problema e che i livelli di contaminazione registrati in Germania su uova e maiali sono stati appena superiori ai limiti e hanno riguardato pochissimi animali. Nel corso dell’intervento il ministro ha anticipato un programma per migliorare il sistema dei controlli sui prodotti alimentari basato su 7 punti.
I regolamenti comunitari dal 2002 in poi hanno definito un doppio sistema di controllo: in prima linea l’autocontrollo aziendale sotto la responsabilità dell’operatore del settore alimentare e una seconda, fondamentale, ulteriore linea, rappresentata dal controllo pubblico. La collaborazione tra questi soggetti è sancita dai regolamenti, ma le crisi ci hanno insegnato che una precoce azione di sinergia tra il soggetto pubblico e privato, avrebbe potuto contenere i danni.
La varietà delle Amministrazioni coinvolte nello svolgimento dei controlli ufficiali in materia di alimenti e mangimi non dovrebbe rappresentare un problema, ma piuttosto una risorsa, anche in considerazione del fatto che ciascuna di esse ha uno specifico mandato istituzionale.
A riguardo, va ricordato che il Ministero della Salute è l’unica autorità competente centrale in materia di sicurezza alimentare, ai sensi del D.Lgs 193/2007. Pertanto, Ministero ha già un ruolo esclusivo, ancor più rafforzato dal fatto che, in qualità di punto di contatto nazionale, è responsabile della predisposizione del Piano Nazionale Integrato (PNI o MANCP), cioè dello strumento previsto dal Regolamento comunitario 882/2004 per la razionalizzazione e l’ottimizzazione dei controlli ufficiali mediante l’integrazione ed il coordinamento di tutte le componenti coinvolte.
In proposito, il PNI 2011-2014 è stato redatto con la partecipazione di tutte le Amministrazioni con competenze correlate (Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali; Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare; Regioni e Province autonome; Forze di polizia; Agenzia delle Dogane) ed è stato approvato in Conferenza Stato Regioni con Intesa del 16 dicembre 2010. I risultati del piano ed i controlli effettuati a tutela dei cittadini vengono regolarmente pubblicati sul Portale del Ministero.
È indubbio il bisogno di maggior trasparenza. Il piano di autocontrollo aziendale, così come i risultati analitici ottenuti nell’ambito di applicazione di medesimo piano già oggi devono essere messi a disposizione dell’Autorità competente, cioè i servizi veterinari e i servizi di igiene degli alimenti e della nutrizione della ASL, durante i controlli ufficiali. La vera novità starà appunto nell’istituzione di un sistema informatizzato che possa monitorare determinati parametri per settori produttivi ben definiti. Un sistema simile, già operativo, per fare un esempio, per il monitoraggio di Salmonella e Listeria nei prodotti a base di carne destinati all’esportazione verso gli USA, ha dimostrato il proprio valore predittivo.
La tracciabilità dei mangimi è già prevista dal Regolamento (CE) 183/2005, su “igiene dei mangimi”, in generale poi anche il Regolamento (CE) 178/2002 prevede la tracciabilità sia degli alimenti che dei mangimi.
 Ottenere i dati dei controlli effettuati in Italia non è difficile, basta semplicemente accedere al sito del Ministero dalla Salute. Nell’area “sicurezza alimentare”, si trovano tutti i resoconti annuali tematici, come ad esempio la relazione del Piano nazionale residui, sia il quadro complessivo dei risultati dei controllo di tutte le Amministrazioni, ovvero la Relazione annuale al Piano nazionale integrato dei controlli. Per quanto concerne i casi di rischio ambientale, su tutto il territorio nazionale queste aree, denominate siti di interesse nazione (SIN), sono 57 e sono state individuate con il decreto legislativo 152 del 2006. Ad oggi, le conoscenze sui principali contaminanti presenti nei SIN fornisce, un quadro sufficientemente esaustivo sui pericoli esistenti e le fonti di contaminazione, ma non permette ancora di quantificare il rischio sanitario legato al consumo di alimenti prodotti in prossimità dei siti stessi. Pertanto, è necessario un approfondimento analitico sulla migrazione delle sostanze inquinanti nella catena alimentare allo scopo di garantire un elevato livello di protezione della salute. Sta partendo in questi giorni, di concerto con il Ministero dell’Ambiente, della tutela del territorio e del mare un piano di durata triennale che si prefigge gli obiettivi esposti.

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