PAVIA. La musica potrebbe diventare uno strumento terapeutico e riabilitativo per problemi cardiovascolari: un nuovo studio dell’Università di Pavia dimostra che i sistemi cardiovascolare e respiratorio si possono sincronizzare con le note e che l’ascolto di alcuni brani musicali che rallentano il battito cardiaco e riducono la pressione sanguigna potrebbe favorire la riabilitazione, ad esempio dopo un ictus.
Lo studio, diretto da Luciano Bernardi, del dipartimento di Medicina interna dell’Università di Pavia, è stato pubblicato sulla rivista “Circulation” della American Heart Association.
I medici e ricercatori hanno coinvolto nello studio, durato quattro anni, 24 persone sane, uomini e donne di età compresa tra i 2 4e i 26 anni, 12 dei quali musicisti professionisti. Tutti i soggetti sono stati dotati di cuffiette per ascoltare cinque brani celebri, la Nona sinfonia di Beethoven, un’aria della Turandot di Puccini, una cantata di Bach (BMW169), il “Va Pensiero” dal Nabucco, il “Libiam nei lieti calici” dalla Traviata di Verdi, oltre a due minuti di silenzio. Durante l’ascolto, i cardiologi hanno misurato vari parametri: il ritmo del respiro, la pressione del sangue, il flusso arterioso nel cervello, il battito cardiaco.
Così è emerso che, contrariamente a quanto si crede di solito, la struttura di un brano musicale, ricco di crescendo e decrescendo, ha un’influenza costante e dinamica sul sistema cardiovascolare e respiratorio. Il battito cardiaco e il respiro si sincronizzano infatti con la musica, indipendentemente dalle conoscenze e dalle preferenze musicali dei soggetti, anche in assenza di emozioni provocate dall’ascolto. Musiche con tempi veloci accelerano respirazione, battito e pressione, mentre quelle più calme e ritmate producono l’effetto opposto, un rilassamento generale che rallenta il battito e abbassa la pressione.
I risultati dello studio spiegano quindi come la musica possa influenzare il sistema cardiovascolare e suggeriscono che la musica potrà in futuro essere utilizzata a scopo terapeutico per controllare la pressione arteriosa, in riabilitazione e altro.
“La musica genera un cambiamento continuo e dinamico, e in qualche grado prevedibile, del sistema cardiovascolare – spiega il prof. Luciano Bernardi – non sono solo le emozioni suscitate dalla musica a influenzare i cambiamenti cardiovascolari, ma anche il contrario, e cioè in modo bidirezionale, i cambiamenti cardiovascolari indotti dalla musica possono essere il substrato per suscitare nuove emozioni”.

L’articolo Dynamic Interactions between Musical, Cardiovascular, and Cerebral Rhythms in Man, by Luciano Bernardi, Cesare Porta, Gaia Casucci, Rossella Balsamo, Nicolò F. Bernardi, Roberto Fogari, Peter Sleight. è pubblicato on line su Circulation del 22 giugno 2009
http://circ.ahajournals.org/cgi/content/abstract/CIRCULATIONAHA.108.806174v1


Postato da Agipa su AgipaPress il 6/23/2009 10:51:00 PM

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