Qualche giorno fa Bruxelles aveva tuonato contro il clima di totale anarchia che avvolge la logica di Facebook, il social network più diffuso al mondo, affermando che il rispetto delle regole più elementari della privacy deve assolutamente essere garantito e fatte rispettare. E subito, attraverso il suo blog ufficiale, Mark Zuckerberg ( il “padre” di Facebook ) ha annunciato l’inizio di un referendum che mira a un confronto con gli utenti per stabilire le nuove condizioni di utilizzo del sito per valutare l’opportunità di adottare nuove regole, più sensibili e chiare nei confronti della privacy. Potere decisionale concreto per i consumatori e tutti contenti?
Macchè. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il…quorum: la postilla all’iniziativa è che a votare sia almeno il 30% degli iscritti a Facebook per rendere valida la consultazione. Tradotto in numeri effettivi, è richiesto il voto di circa 60 milioni di persone, cosa praticamente impossibile, considerando che l’iniziativa non è stata pubblicizzata in alcun modo sul sito, che le “urne” verranno chiuse il 23 aprile, e che a pochi giorni dalla chiusura delle votazioni hanno partecipato solo 300mila persone, una cifra irrisoria, inferiore all’1% della percentuale richiesta.
Le polemiche sono già iniziate, puntando il dito contro un voto che ha il sapore della truffa. Per il popolo di Facebook le possibilità di far valere le proprie opinioni e di veder rispettata la privacy sembrano sempre più lontane.
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