Siamo seriamente preoccupati per il fenomeno sociale dilagato nel nostro Paese nell’arco di poco tempo, Pokemon Go, soprattutto alla luce degli eventi che si sono verificati in tutto il Mondo e che hanno messo a repentaglio la salute degli utenti, registrando addirittura casi di morte provocati dall’utilizzo dell’applicazione, ciò che desta più stupore – afferma il Presidente Nazionale U.Di.Con., Denis Nesci – è la meticolosità con cui sono stati stilati i termini d’uso che l’utente accetta senza leggere attentamente, e che svincolano l’azienda da ogni responsabilità, invitando per giunta gli utenti a stipulare polizze sulla salute che la dicono lunga sui pericoli che si corrono”.

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Dopo i decessi avvenuti nelle ultime settimane e gli incidenti, l’Unione per la difesa dei consumatori lancia l’allarme Pokemon Go che sta diventando un pericolo per gli utenti che di giorno in giorno aumentano a vista d’occhio, spinti anche dalla curiosità che il fenomeno sta generando.

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L’associazione ha studiato attentamente i termini d’uso evidenziando alcuni elementi che generano preoccupazione: in particolare viene espressamente specificato che “durante il gioco, si prega di essere consapevoli dell’ambiente circostante e giocare in tutta sicurezza. L’Utente accetta che l’utilizzo dell’App e del gioco è a proprio rischio e si assume ogni responsabilità per ricorrere a polizze sulla salute, sulla responsabilità, sui rischi, sulle lesioni personali, mediche, sulla vita e qualsiasi altra polizza assicurativa che si ritenga ragionevolmente necessaria per coprire eventuali infortuni che possano insorgere durante l’utilizzo dei Servizi”, una condizione che risulta insolita per un gioco che dovrebbe avere semplicemente la natura di svago.

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A ciò si aggiunge un secondo aspetto che merita particolare attenzione, ossia “la rinuncia al proprio diritto a un processo con giuria o a partecipare  come attore principale o membro di categoria in qualsiasi presunto procedimento rappresentativo o azione collettiva”, prevedendo pertanto una risoluzione della controversia attraverso l’arbitrato, ciò limiterebbe fortemente i diritti dell’utente.

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Non bisogna assolutamente perdere di vista il fulcro della situazione, Pokemon Go è prima di tutto un gioco e, in quanto tale, sembra assurdo e sproporzionato inserire dei termini di utilizzo  così specifici vista la natura dell’applicazione che per giunta rientra nella categoria “giochi”, a ciò bisogna aggiungere anche un problema strettamente legato al trattamento dei dati personali che, – prosegue il Presidente Nesci – come si evince dalle condizioni, non sono di esclusiva di Niantic, società produttrice ma la stessa può trasferirli e concederli in licenza a terzi che a loro volta possono usare, copiare e modificare a proprio piacimento, detto ciò – continua il Presidente Nesci – chiediamo un intervento  immediato da parte del Garante della Privacy nonché dell’AGCM affinché possano essere accertate eventuali violazioni quanto meno rispetto all’utilizzo e condivisione di dati personali”.

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