Ore, giorni, mesi, addirittura anni in attesa di una chiamata per tornare a lavoro: in campagna elettorale sentiamo promesse legate ai massimi sistemi, patti e contropatti ma dovremmo ricordare che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e che purtroppo tantissimi dipendenti di molte aziende sono entrati nel vortice nero da cui ancora non si riesce a venire a capo, relegando i lavoratori a casa con grande preoccupazione di intere famiglie. 
I numeri allarmanti delle ultime ore, trasmessi dall’Inps, offrono lo spunto per una riflessione più profonda su una situazione che non accenna a migliorare neanche con l’inizio del nuovo anno. Si è infatti verificato un incremento delle ore autorizzate a dicembre 2012 passate da 86,5 milioni a 88,9 milioni a gennaio, così come le ore che riguardano la cassa integrazione straordinaria, addirittura raddoppiate rispetto allo scorso gennaio, passando da 21,4 milioni a 42,2 milioni di ore.
“Si continua ad affrontare l’argomento solo da un punto di vista numerico, – afferma il Presidente Nazionale dell’U.Di.Con., Denis Nesci –  tralasciando un aspetto che reputo molto più importante: prima di essere considerati solo per il peso che hanno per la comunità i lavoratori in cassa integrazione sono dei giovani lavoratori, dei padri di famiglia e anche dei nonni che hanno avuto solo la sfortuna di pagare lo scotto più pesante della crisi in Italia. Il Governo – prosegue il Presidente – si dovrebbe impegnare per restituire dignità a queste persone, che sono considerate soltanto un peso per il Paese e che continuano ad aspettare una chiamata per poter finalmente ritornare al loro posto, ma per far questo è necessario dare delle risposte, un compito che spetta ad un Paese unito e reattivo”. 
Il settore automobilistico e quello industriale continuano purtroppo il loro lento declino e serviranno misure coraggiose e tempestive per ridare di nuovo forza ai dipendenti che continuano a sperare in un futuro lavorativo migliore.
“In tal senso sono convinto che, senza alcuna distinzione, ogni cassaintegrato sogni di tornare a lavorare per riappropriarsi della propria dignità, anche svolgendo mansioni non propriamente afferenti alla propria specializzazione;– conclude il Presidente Nesci – pertanto credo sia indispensabile ideare progetti mirati riservati unicamente a questa categoria, come ad esempio lavori socialmente utili da svolgere presso il proprio Comune, Provincia, o comunque all’interno di un’amministrazione statale. Tutto ciò avrebbe il vantaggio non solo di rendere il periodo di attesa meno pesante per i cassaintegrati, ma anche di investire i soldi statali in lavori utili per le amministrazioni, utilizzando forza lavoro a costo zero”.
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