Dopo più di 30 giorni, finalmente gli italiani potranno servire a tavola il pesce fresco pescato nell’Adriatico, ritrovando il sapore genuino che da sempre contraddistingue il prodotto marittimo. Dal 16 luglio infatti, ha preso avvio il fermo di pesca lungo la costa adriatica, interessando prima il tratto da Trieste a Rimini, per poi scendere a Pesaro fino a Bari.
Il fermo pesca ha l’obiettivo di garantire il ripopolamento dei pesci nel mare e salvare così le marinerie dal collasso, dopo un 2011 che ha visto il pescato subire un calo del 38 per cento rispetto al 2010, con un trend comunque in costante calo ormai da anni.
L’azione però ha sicuramente avuto degli effetti indesiderati da non sottovalutare, in quanto indirettamente, ha aumentato il rischio di trovare pesce non fresco: soprattutto al ristorante, il consumatore era ignaro della provenienza del prodotto in quanto non poteva sapere se stava consumando pesce di origine straniera, congelato o proveniente dalle altre zone dove in questo momento non è in atto il fermo pesca (Tirreno e Sud Adriatico).
Il dilemma potrebbe essere risolto, attuando la nuova normativa introdotta con il decreto sviluppo con qualche modifica: secondo quanto stabilito dal decreto infatti, “i soggetti che vendono al dettaglio o somministrano prodotti della pesca potranno utilizzare nelle etichette e in qualsiasi altra informazione fornita per iscritto al consumatore la dicitura “prodotto italiano”; in questo caso basterebbe rendere l’etichetta obbligatoria, assicurando realmente al consumatore una corretta informazione.
Se per ora quindi una parte degli italiani potrà ricominciare con grigliate di pesce a “chilometri zero”, così non potranno fare gli abitanti delle Isole maggiori, infatti in Sicilia e Sardegna l’interruzione avrà una durata di 30 giorni consecutivi, ma in questo caso devono essere rispettati i provvedimenti a livello regionale, mentre il blocco per la pesca a traino per lo Jonio e il Mar Tirreno continuerà fino al 2 ottobre.
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