Roma non si trova in una area epicentrale sismica, il rischio maggiore per la capitale è determinato dalle conseguenze derivanti sugli edifici  da terremoti con epicentro in  zone sismiche fuori della città più vicine come i colli albani o relativamente lontane come quelle dell’ Appennino. I comuni della regione che sono a maggior rischio sismico sono quelli della zona appenninica regionale che in prevalenza si trovano nella provincia di Rieti e in numero minore nella provincia di Frosinone.  Questo è quello che emerge dalla classificazione sismica del territorio regionale compiuta con l’ utilizzo di nuove tecnologie da ingegneri, geologi, fisici, esperti di statistica e di analisi storico-ambientale, nell’ ambito della convenzione tra Enea e regione Lazio. Cinque sono state le zone sismiche individuate in ordine decrescente di pericolosità sismica: Zona 1, 2A, 2B e  3A e 3B. Nella provincia di Rieti diversi comuni sono classificati come Zona A1 e cresce, rispetto a mappature precedenti, il numero di comuni classificati come Zona A1 nella provincia di Frosinone, mentre la maggior parte del territorio regionale è classificata come Zona 2B. Nella provincia di Viterbo numerosi comuni passano dalla Zona 3 a rischio sismico più basso alla zona 2B con pericolosità maggiore, mentre diversi comuni in provincia di Latina e Frosinone  si spostano dalla Zona 2 alla Zona 3A. L’indagine, è stata condotta attraverso la tecnica statistica di cluster analysis che individua classi di comuni con situazioni omogenee di scuotibilità in occasione di eventi sismici. Per gli scienziati: “ si è giunti alla definizione di accelerogrammi di riferimento per ogni zona del territorio regionale, con caratteristiche di sismicità omogenee “. La ricerca si è riferita all’ analisi storica del territorio regionale insieme a parametri di accelerazione in base alla normativa vigente. Infatti gli studiosi affermano che: “ Nel primo caso sono stati identificati i massimi livelli di intensità sismica locale risentiti storicamente nei comuni del Lazio, nel secondo caso sono stati analizzati statisticamente i valori e le forme degli spettri di accelerazione locali disponibili per tutto il territorio nazionale.  Il territorio di Roma è stato   suddiviso nei 19 municipi che in prevalenza viene classificato in zona 3A, mentre i municipi più vicini all’ area dei colli albani sono classificati 2B. Secondo gli studiosi che hanno compiuto la nuova classificazione sismica regionale: “i possibili danneggiamenti nella città di Roma dipendono, oltre che dalla vulnerabilità degli edifici, sia dalle caratteristiche sismologiche degli eventi, sia dalla geologia e morfologia locale che può determinare fenomeni di amplificazione sismica“.

                                                                           Gianluca Di Natale

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