Il Parlamento è  intervenuto per  disciplinare in modo omogeneo gli effetti della nota sentenza della Corte Costituzionale n. 335 dell’ottobre 2008 che ha sancito il diritto al rimborso di chi, pur avendo pagato il canone di depurazione delle acque, non ne ha usufruito.

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Il 12 febbraio 2009, il Senato ha approvato un emendamento al decreto sull’ambiente  che, difatti, diminuisce gli effetti per le casse comunali della sentenza della  Corte Costituzionale.

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In particolare nel testo del decreto, in attesa di approvazione alla Camera per la definitiva approvazione in Parlamento,  si prevede che la restituzione di quanto pagato ingiustamente dagli utenti non potrà riguardare quelle quote che siano servite all’ ente pubblico per  finanziare il progetto di depuratori.

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Inoltre, spetterà ai gestori, entro tre mesi dalla conversione in legge del provvedimento, individuare la somma da restituire. Agli stessi è anche conferita la facoltà di rateizzare il rimborso in cinque anni o dar luogo a una compensazione parziale delle nuove tariffe.

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Infine, a porre un ulteriore freno all’ ottenimento intero dei rimborsi ci si è messa anche la Corte dei Conti, sezione di controllo della regione Lombardia, che ha con un recentissimo parere ha determinato in cinque anni il termine di prescrizione del diritto al rimborso stesso.

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In ogni caso, l’U.Di.Con. invita tutti i suoi associati a proseguire  nell’invio delle diffide per richiedere quanto illegittimamente pagato ai Comuni in questi anni.

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Vi terremo aggiornati sull’evoluzione della vicenda in Parlamento.  

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