La Commissione Ue ha inserito nell’Agenda Sociale rinnovata, presentata oggi in conferenza stampa, una proposta di direttiva molto importante per i pazienti europei: il diritto di farsi curare all’estero, in un qualsiasi altro Stato membro, e di essere rimborsato come se avesse ricevuto le cure nel proprio Stato d’origine. Attualmente la Carta Europea di assistenza sanitaria prevede già la possibilità di andare a curarsi all’estero, ma il problema è che i sistemi nazionali non rimborsano le spese, o lo fanno soltanto in seguito al ricorso del paziente. Con la proposta della Commissione la possibilità di scegliere il luogo in cui andare a curarsi entra nel diritto e pone i cittadini europei sullo stesso livello nel settore della sanità sia pubblica sia privata. Se qualcosa nel sistema sanitario di un Paese funziona male, il paziente non è obbligato a subirne le conseguenze, ma è libero di andare nel Paese in cui ci sono condizioni migliori. In Italia, ad esempio, il campo della prevenzione è poco sviluppato: si spende per esso soltanto il 3% del totale della spesa sanitaria nazionale; il restante 97% è destinato al trattamento. Per questo succede spesso che per fare un esame preventivo, come la mammografia, bisogna aspettare 6 mesi o anche di più. Con la proposta di oggi una donna italiana potrà essere libera di informarsi sui tempi e le liste di attesa degli altri Stati dell’Ue e scegliere quello più consono alle sue necessità. Importante è, inoltre, la promozione della qualità e della sicurezza nel settore sanitario: ogni Stato membro deve rendere pubblici i propri criteri di sicurezza, deve garantire che ci siano i meccanismi per raggiungerli e deve effettuare un monitoraggio continuo. I pazienti devono poter fare affidamento sul fatto che gli standard di qualità e di sicurezza delle cure che ricevono in un altro Stato si basino su buone pratiche mediche e vengano regolarmente controllati.

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