La scorsa settimana, Google ha annunciato di aver escluso, con effetto immediato in tutti i paesi, il portale di secondary ticketing Viagogo dal suo programma Adsense; il sito resta sempre accessibile dalle pagine del motore di ricerca, ma non occupa più una posizione preminente, riservata agli iscritti del servizio pubblicitario di Big G, e che garantisce i guadagni maggiori.

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Il bagarinaggio legale, cioè la pratica di comprare e rivendere a prezzi maggiorati grossi quantitativi di biglietti in concomitanza di eventi, è da tempo nel mirino anche dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che negli ultimi anni ha comminato diverse sanzioni per comportamenti lesivi per i consumatori; in particolare, a Viagogo è stata rimproverata una comunicazione poco chiara relativamente al prezzo di facciata del biglietto, al posto e/o fila, la mancanza di informazioni dettagliate sulle spese accessorie, il che impediva al consumatore di vagliare l’effettiva convenienza dell’acquisto, nonché sulle garanzie in caso di annullamento dell’evento ed eventuali rischi di non accettazione all’ingresso.

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L’esclusione è arrivata dopo le crescenti pressioni nel Regno Unito, sfociate in una causa intentata dalla Competition and Markets Authority (l’Antitrust britannica) e in una lettera aperta alla società californiana da parte della Football Association, diversi parlamentari e FanFair Alliance – gruppo comprendente, tra gli altri, Arctic Monkeys, Iron Maiden, Adele e Nick Cave – che hanno accusato il sito di sfruttare gli utenti, guadagnando anche sulla rivendita di biglietti per concerti di beneficenza.

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