I mass media in queste ore diramano la notizia di un Paese in stagnazione: l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico da’un quadro allarmante della situazione economica italiana, stimando una forte contrazione del PIL e prospettando una crescita prossima allo zero.

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L’Ocse, organizzazione che si prefigge lo scopo di studiare ed esaminare le economie di mercato dei paesi aderenti, pur non avendo poteri vincolanti, organizza tavoli di confronto e propone determinate soluzioni sui temi di politica economica e in generale sulla crescita delle cosiddette “economie di mercato”.

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Il dossier presentato sull’economia italiana, rivelerebbe un Paese in “stagnazione”, con una crescita che, dopo una fase iniziale del 2019 considerata positiva, starebbe rallentando per approssimarsi allo zero; quest’anno infatti il Pil italiano si fermerà a zero contro la previsione di una crescita dello 0,2 fatta dal Governo.

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Una fase di stagnazione dell’economia è quella condizione in cui la produzione e il reddito nazionale restano immobili, senza aumentare o diminuire; che si concretizza pertanto in un aumento della disoccupazione, nel contemporaneo aumento del risparmio cosiddetto ozioso, a cui non corrisponde alcun investimento in termini di crescita.

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L’Ocse punta il dito essenzialmente sulla misura prevista dall’attuale governo relativa alla riforma delle pensioni: la cosiddetta “Quota 100”, che secondo l’organizzazione rallenterà la crescita nel medio termine, riducendo l’occupazione tra le persone anziane e che, se non applicata, farà aumentare il debito pubblico.

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Le attuali scelte governative di politica economica prevedono, al contrario, secondo quanto affermato in questi giorni, delle misure a vantaggio della crescita, con strumenti programmatici ad hoc in termini di riforme strutturali che contrastino l’attuale rallentamento.

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Per giunta, il riferimento fatto dall’Ocse al risparmio delle famiglie italiane, fermo, che non viene investito in consumi, se da un lato frena l’economia, dall’altro rappresenta per i risparmiatori un punto di sicurezza e come, attestato dall’Istat, sta rappresentando uno dei motivi per cui gli italiani hanno ripreso ad avere fiducia nel proprio sistema economico.

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L’appuntamento, come confermato dal Ministero dell’Economia, per una nuova valutazione è rinviato alla seconda metà del 2019, dove bisognerà analizzare se gli investimenti e le riforme strutturali messe in campo dal governo, avranno dato gli effetti sperati.

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