Nel 1992 l’OMS aveva affermato che per farmaco contraffatto dovesse intendersi quel composto farmaceutico “la cui etichettatura è stata deliberatamente preparata con informazioni ingannevoli in relazione al contenuto e alla fonte”. Se fino a qualche decennio fa il fenomeno della contraffazione farmaceutica riguardava principalmente i paesi in via di sviluppo, negli ultimi anni ha interessato in maniera crescente anche i paesi industrializzati, tra cui l’Italia. Si calcola che gli introiti derivanti dal traffico illegale di medicinali oscillino tra i 200 e i 320 milioni di dollari l’anno, ma le cifre potrebbero essere ancora più allarmanti. Vi è chi sostiene che tale fenomeno generi proventi pari a circa il 50% di quelli prodotti dal complesso delle attività illecite a livello planetario. L’OMS stima che più del 10% dei medicinali in circolazione sia contraffatto; L’Organizzazione mondiale delle dogane, dal canto suo, ha registrato negli ultimi anni un incremento del fenomeno pari a circa il 600%. Nello specifico le violazioni riguarderebbero: nel 32% dei casi la totale assenza del principio attivo; nel 21% dei casi la presenza di ingredienti diversi da quelli dichiarati; nel 20% dei casi un dosaggio delle sostanze diverso da quello indicato; nel 15% dei casi un confezionamento non adeguato; nell’8% dei casi la presenza di sostanze contaminanti; nell’1% dei casi si tratterebbe invece di copie dei prodotti originali. Non c’è dubbio che lo sviluppo dell’e-commerce ha contribuito fortemente all’estendersi del fenomeno: si calcola che più del 50% dei farmaci acquistati in rete sia contraffatto. Sotto accusa sono principalmente alcuni portali cinesi, malaysiani e canadesi. Per contrastare il malaffare in ambito farmaceutico si rivela fondamentale la cooperazione internazionale e la modifica delle normative: vi sono paesi dove è addirittura assente una legislazione riguardante il controllo della qualità dei farmaci. L’Italia, comprendendo la gravità del fenomeno e i rischi ad esso connessi, ha attivato una task force di cui fanno parte le principali istituzioni interessate, ovvero l’AIFA (Agenzia italiana del farmaco), il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità, i NAS dei Carabinieri, il Ministero dello Sviluppo Economico e l’Agenzia delle Dogane. Inoltre, in ragione delle esigenze di cooperazione internazionale cui poc’anzi si accennava, sono state sollecitate iniziative presso il Consiglio d’Europa e l’OMS.

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