Carbon tax per finanziare le energie rinnovabili, questa l’ultima trovata del governo Monti sulla legge delega fiscale che sarà discussa questi giorni nel Consiglio dei Ministri, introducendo l’ennesima imposta alla folta lista già esistente.
Prima di tutto bisogna precisare che la carbon tax è una tassazione sulle emissioni di Co2 di un combustibile, con lo scopo di disincentivarne l’uso, favorendo le fonti energetiche alternative che non emettono biossido di carbonio nell’atmosfera. Da anni, all’interno dell’Unione Europea, si discute per introdurla, dando vita un quadro condiviso comunitario da cui i Paesi membri non potrebbero sottrarsi, ma è proprio questo che ha portato maggiori discussioni, creando una situazione di empasse
Tutto cio, però, non ha fatto desistere alcuni Paesi dall’applicazioni di tale tasse: Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Finlandia,Danimarca e Irlanda ne fanno ricorso, ma anche in Italia è stato fatto qualcosa in merito. Con la legge 448/1998, si sono tassati i combustibili industriali per la generazione di elettricità, ma anche benzina e diesel, soltanto che tali introiti non sono stati poi utilizzati per scopi ambientali, come invece ha intenzione di fare ora il governo il quale ha affermato che il gettito potrebbe essere utilizzato prioritariamente per rivedere il sistema di finanziamento delle fonti rinnovabili.
Tutto ciò naturalmente avrebbe delle ripercussioni sui cittadini, in quanto, secondo uno studio si concretizzerebbe con una nuova accisa su benzina e diesel compresa tra i 4 e i 24 centesimi che, alla luce dei 2 euro al litro, graverebbe ulteriormente sugli utenti, anche su coloro i quali dovranno utilizzare l’aereo.
Da ciò potrebbe quindi scaturire una riflessione ulteriore, che metterebbe sulla bilancia due essenziali elementi: mettere in primo piano l’ambiente a danno del portafoglio o viceversa?
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