Non si può dire che nel nostro Paese manchi la coerenza. In vista della finale di Champions League che si giocherà a Roma stasera, 27 maggio, tutti temevano scontri o disordini, i più realisti in realtà se li aspettavano, i tabloid inglesi li avevano provocatoriamente e profeticamente preannunciati; e quella categoria di persone povere di contenuti veri e totalmente estranea alla parola sport, ma che viene inserita colpevolmente nella categoria “tifosi” da parte dei media o della gente che odia il calcio, riconducendolo in modo superficiale e riduttivo a manifestazioni che col calcio non hanno nulla a che vedere, non ha tradito le attese. E l’ennesima dimostrazione di inciviltà si è concretizzata, prendendo forma come una cartolina da recapitare a tutto il mondo.

La festa per l’evento calcistico dell’anno, nel Paese in cui il calcio è molto di più che lo sport nazionale, è stata disturbata da episodi molto gravi che, per fortuna, non hanno lasciato vittime sul campo di battaglia. E già, perché bisogna ritenersi contenti e soddisfatti se in questi scontri non ci scappa il morto, perché ormai le logiche da far west sono considerate normali per una partita di calcio. Due persone sono state infatti accoltellate, una perché tifosa del Manchester United (una delle due squadre finaliste), e l’altra perché sospettata di esserlo, cosa non vera come si è appurato in seguito (il malcapitato è infatti un ragazzo americano). “Attenti alla città dei coltelli”, dicevano i giornali d’Oltremanica qualche giorno fa, invitando alla prudenza i tifosi del Manchester United  che avevano deciso di seguire la propria squadra nella nostra capitale. Le reazioni nel Belpaese sono state diverse, molte però erano improntate allo sdegno, come a voler dire che gli inglesi non hanno niente da insegnarci visto i gravissimi episodi legati al fenomeno hooligans negli anni passati. Ma è proprio qui che la scarsa lungimiranza italiana traspare in tutta la sua evidenza, schiava di un orgoglio tirato fuori (in questa occasione) a sproposito. Tutti in Italia ricordano la terribile notte dell’Heysel, quando nel 1985 la finale di Coppa dei Campioni si trasformò in trappola mortale per 39 persone, quasi tutte tifose della Juventus. Da quella strage, provocata dalla violenza criminale degli hooligans del Liverpool, derivarono durissime sanzioni contro il calcio inglese, che nel corso del tempo ha però saputo adottare i giusti provvedimenti, tanto che in quel campionato gli stadi non hanno la rete di separazione, e i tifosi, sporgendosi un po’, possono addirittura toccare i calciatori. È opinione condivisa che immaginare una cosa del genere oggi in Italia è pura follia. Probabilmente bisognerebbe prendere atto della nostra realtà e ricordarsi che allo stadio dovrebbero poterci andare anche i bambini.

È un anno importantissimo per l’immagine di Roma e dell’Italia, perché è nella Città Eterna che avranno luogo anche i Campionati del Mondo di nuoto, e l’augurio è che si riesca davvero a parlare di sport, record, agonismo, campioni. E non di chi continua a diffondere nel mondo la sensazione che l’Italia e gli italiani siano lontani da ciò che è possibile definire civiltà.

FERDINANDO MORABITO
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