Dal 1° gennaio 2009 entra in vigore il nuovo regolamento CE per l’agricoltura biologica, Reg. (CE) n° 834/2007, che abroga il Reg. (CEE) n° 2092/91.
Il primo grande pregio di questo regolamento è quello di mettere ordine a 16 anni di norme sull’agricoltura biologica. Il vecchio regolamento risale al 1991. A questo si sono succeduti altri 52 provvedimenti. Per quanto riguarda la comunicazione, mette in evidenza i principi fondanti dell’agricoltura biologica. In particolare, è importante avere un regolamento europeo che definisca questi principi come quelli della sostenibilità ambientale: quindi per fare biologico è necessario dare la priorità al mantenimento della fertilità del suolo e poi le opportunità di mercato. Si tratta di una affermazione rilevante in un contesto, come quello europeo, dove il mercato la fa da padrone.Altro elemento di grande interesse di questo regolamento è l’inserimento nel biologico di nuovi settori come l’acquacoltura e il vino. Questo significa che dal 2009 avremo un provvedimento specifico sull’acquacoltura e dal 2010 probabilmente sul vino. Per quanto riguarda questo ultimo settore, non troveremo più la dicitura “vino ottenuto con uve da agricoltura biologica” ma un vero e proprio vino biologico. Spariranno anche le strane etichette con “prodotto da agricoltura biologica”, ma si potrà affermare che i prodotti sono biologici. Sul fronte dei controlli ci sono delle novità relative agli enti di certificazione che vengono assimilati agli stessi che certificano le Dop e le Igp seguendo il regolamento comunitario 882 del 2004 sui controlli. Parlando di acquacoltura il riferimento è al pesce di allevamento condotto secondo le norme della sostenibilità ambientale: non uso di farmaci e mangimi Ogm. L’obiettivo è quello di riprodurre il benessere e la sostenibilità degli allevamenti zootecnici nel settore ittico. I consumatori potranno così trovare prodotti più sicuri. Questo provvedimento è un ulteriore riconoscimento a tutti i meriti del biologico e consolida delle acquisizioni dell’agricoltura biologico di 17 anni di lavoro. Si tratta di aspetti che il regolamento rilancia come elementi chiave dello sviluppo rurale europeo.

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