Crescono le minacce informatiche per gli italiani ed è allarme cybersecurity. È sempre più vasta la varietà dei rischi digitali con cui occorre confrontarsi nel quotidiano: virus, attacchi informatici di tipo distruttivo, furti di identità, truffe con finalità di riscatto, frodi.
La quota di italiani che ha maturato una certa esperienza con i rischi informatici è rilevante. La cybersecurity diventa perciò decisiva per difendere e promuovere benessere e libertà.

Secondo il Rapporto Censis-DeepCyber, ad oggi, oltre un terzo degli italiani semplicemente non fa nulla per la sicurezza dei propri dispositivi informatici e solo 1 su 4 ha un’idea precisa di cosa sia la cybersecurity.

I numeri del rapporto

Ad averne una conoscenza precisa sono soprattutto giovani (35,5%), laureati (33,4%), imprenditori (35,4%) e dirigenti (27,7%). Il 39,7% degli occupati dichiara di aver avuto in azienda qualche formazione specifica sulla cybersecurity, quota che raggiunge il 56,8% per le posizioni di vertice.

Al 64,6% dei cittadini (75,6% tra i giovani, 83,8% tra dirigenti) è capitato di essere bersaglio di e-mail ingannevoli il cui intento era estorcere informazioni personali sensibili, presentandosi come provenienti dalla banca di riferimento o da aziende di cui la persona era cliente. Il 44,9% (53,3% tra i giovani, 56,2% tra gli occupati) ha avuto il proprio pc/laptop infettato da un virus.

Anche sul fronte dei pagamenti on line, il 14,3% dei cittadini ha subito la clonazione del bancomat o della carta di credito. Il 17,2%, invece, ha scoperto acquisti fatti a suo nome e a suo carico. Il 13,8% ha subito violazioni della privacy o condivisioni non autorizzate di materiale fotografico. Il 20% ha ricevuto richieste di denaro provenienti dal web. Diffusi anche gli episodi di cyberbullismo. Il 28,2% degli studenti ha dichiarato di aver ricevuto minacce, prese in giro, offese, aggressioni, diffusioni di materiale sensibile via whatsapp o altre piattaforme di messaggistica.

Per difendersi dagli attacchi e scongiurare ogni rischio, il 61,6% degli intervistati ha dichiarato di adottare alcune precauzioni, come ricorrere a software e applicazioni che tutelino l’utente, mentre il 18% ha dichiarato di rivolgersi ad un esperto.

 

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