Il successo di un social spesso risiede nella diffusione che riesce ad avere tra i giovani, i più reattivi alle novità e ai cambiamenti, e che lì creano delle comunità, con i propri codici e le proprie regole, per cercare di sfuggire al controllo dei “grandi”; il nuovo “rifugio” scelto è TikTok,
Precedentemente nota come Musical.ly l’app, di proprietà della compagnia cinese ByteDance, può vantare 500 milioni di utenti, che condividono clip video di 15 secondi contenenti balletti o spezzoni di canzoni cantate in playback; da tempo il social è al centro di grosse critiche e anche sanzioni per il trattamento dei dati personali.
Se la gestione di informazioni sensibili è da sempre un aspetto che richiede particolare attenzione, ancora più delicato è il caso quando si tratta di minori; all’inizio del 2019, la società proprietaria dell’app era stata multata negli USA oer aver ospitato e raccolto dati su minorenni senza il consenso esplicito dei genitori e senza chiedere l’età al momento di creazione dell’account (oltre a non verificare i profili già attivi).
Le preoccupazioni si intrecciano con la provenienza della compagnia; la Cina, infatti, richiede alle aziende operanti sul proprio territorio l’accesso completo alle informazioni degli utenti, e vieta e censura contenuti di tipo politico (ad esempio sulle contestazioni a Hong Kong). Le spiegazioni portate da ByteDance, che assicura di non cedere al proprio governo dati di cittadini non cinesi, non sembrano bastare agli Stati Uniti, che stanno meditando un ban dell’app sulla falsariga di quanto successo a Huawei.
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