Piatto simbolo dell’italianità a tavola, nemmeno la pasta è immune a tendenze e nuove attenzioni. È quanto emerge dalla ricerca dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, che ha rilevato la crescente attenzione degli italiani per paste biologici o senza glutine.

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In particolare, negli ultimi 3 anni sono più che raddoppiati gli estimatori della pasta integrale, passando dal 36% al 75%, mentre sale dal 13% al 63% gli intervistati che dichiarano di aver mangiato pasta bio negli precedenti dodici mesi; più che triplicati, invece, gli italiani che ha provato le alternative gluten free, passati dal 7% di tre anni or sono al 30% attuale.

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Il settore, da solo, vale circe il 3% della spesa alimentare, in diminuzione sostanziale rispetto al 13% di un decennio fa. Il calo è da imputare a cambiamenti demografici e una rinnovata e maggiore attenzione alla dieta; rimaniamo, comunque, il primo paese al mondo per consumo pro capite – 23 kg all’anno, Tunisia seconda con 16 kg – e per esportazione.

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Un giro d’affari da capogiro: delle 3,4 tonnellate di pasta prodotte nel Bel Paese, il 58% finisce sui mercati esteri, in particolare Germania, Francia, Stati Uniti e Regno Unito, per un valore di quasi 2 miliardi di euro. L’industria italiana è inoltre in pieno fermento: 120 imprese, 7.500 addetti e 4,8 miliardi di euro, il 10% dei quali investiti in ricerca e sviluppo, per soddisfare le rinnovate richieste del mercato – dalle già menzionate paste bio, integrali e senza glutine, a quelle con farine alternative come farro, legumi e kamut.

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