L’illegittimità del canone di depurazione in assenza di depuratore è stata sancita ormai da un anno, attraverso la sentenza 335/2008 della Corte costituzionale, depositata appunto il 10 ottobre 2008, ma i tempi per la restituzione di quanto indebitamente pagato per un servizio assente slittano ancora. Questo, in estrema sintesi, lo scenario venutosi a creare in relazione ai rimborsi che interessano 14 milioni di italiani.
Le scadenze fissate a suo tempo sono state disattese, poiché per la fine di aprile era prevista l’adozione del decreto ministeriale con i criteri e i parametri in base ai quali determinare i rimborsi per i cittadini, per fine giugno l’autorità d’ambito avrebbe dovuto individuare l’importo da restituire ai cittadini una volta dedotti gli oneri relativi alle attività già avviate per la progettazione e realizzazione delle opere, e infine a partire dal 1° ottobre sarebbe dovuta partire l’operazione rimborso, attraverso la restituzione degli importi anche in forma rateale entro il termine massimo di 5 anni.
In realtà nessun cittadino beneficerà dei rimborsi nella data stabilita del 1° ottobre, poiché il ministero dell’Ambiente non ha ancora trovato il modo di varare il regolamento atto a stabilire la disciplina del rimborso. I consumatori che hanno pagato per un servizio mai ricevuto restano dunque in attesa di regole in grado di restituire loro quello che gli spetta.