Nell’osservare le pubblicità in genere, verrebbe da citare un famoso film con Harrison Ford e Michelle Pfeiffer: Le verità nascoste. Chi non si è mai trovato a fare i conti con offerte veicolate da ogni mezzo di comunicazione che poi si son rivelate, alla prova dei fatti, abbastanza diverse dalla realtà? I punti di forza vengono chiaramente strombazzati, enfatizzati e urlati in faccia ai consumatori, a cui vengono invece taciuti a regola d’arte i punti dotati di minor appeal. Alla faccia della completezza dell’informazione.
La stessa logica è stata utilizzata dalle banche nel pubblicizzare i mutui a tasso variabile. Se viene ribadito più volte, in sede contrattuale, il tetto oltre il quale il tasso di interesse non potrà arrivare, nella maggior parte dei casi non viene menzionato il “floor”, ossia il pavimento al di sotto del quale tale tasso applicato al prestito non potrà scendere. Chiaramente nel contratto appare questa clausola, ma purtroppo il rapporto di fiducia che si instaura fra le parti fa sì che spesso chi sottoscrive l’accordo non legga per intero il contratto, e che chiaramente chi propone l’offerta pensi bene di tacere l’esistenza di questa clausola che, se svelata, potrebbe generare dei ripensamenti nell’acquirente.
Accade quindi che, una volta firmato il contratto, il cliente debba fare appello al buon cuore di chi prima l’ha gabbato ( legalmente, si intende ) per far sì che questa clausola non venga applicata pedissequamente, poiché a norma di legge la banca può tranquillamente impugnare il contratto che entrambe le parti hanno sottoscritto. Attenzione quindi a fidarsi, poiché le informazioni più preziose sono spesso quelle meno accessibili a uno sguardo distratto.
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