Non è remota l’ipotesi che il problema “ Trenitalia” possa diventare a breve un problema di ordine pubblico. A quattro giorni dall’entrata in vigore del nuovo orario, il malcontento prende corpo nelle forme più disparate ed in tutte le regioni. Si va dalle raccolte di firme alle lettere al governo, alle occupazioni dei binari, degli uffici dei capostazione. C’è grande fermento. Il “popolo” dei pendolari, quelli dei regionali, ma soprattutto quelli delle medie e lunghe percorrenze, è veramente esausto.
Fermate cancellate. Eurostar City e Intercity soppressi. Re¬gionali rallentati «per dare la precedenza all’Alta Velocità». Ma anche biglietti rincarati. Ci sono tutti gli elementi perché la situazione precipiti. Fin qui i pendolari. Ora anche le regioni non riescono più a sostenere la situazione ed intervengono per dare sostegno ai cittadini. Ognuna a modo suo. La Toscana, per esempio, si rivolge al governo ricordandogli che i treni cancellati sono di utilità sociale e che quindi occorre ripristinarli al più presto. Alcune, come il Piemonte e la Liguria sentendosi isolate e abbandonate hanno deciso, quindi, insieme all’Emilia Romagna di dare una risposta politica alla “policy” di Trenitalia, pur di impedire l’isolamento di territori fino a ieri collegati con l’alta velocità. Sono intenzionate ad assegnare le tratte a vettori privati. Liberalizzare, quindi, perché a nessuno venga impedito di esercitare il proprio diritto alla mobilità. Un diritto sancito dalla Costituzione, ma che soprattutto da quindici anni a questa parte è diventato un diritto sempre più negato.
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